Il trucco è connesso all'identità psicologica di una persona e al rapporto che questa ha con altri. Cambiare il proprio aspetto per:
- Integrazione e omologazione: sin dalle origini, l'istinto di sopravvivenza portava l'uomo a stare in gruppo/tribù e di essere riconoscibile attraverso varie caratteristiche.
Corpo e volto dipinti per essere maggiormente individuabile nel gruppo. Voglia di appartenere a qualcosa, di farne parte.
- Diversificazione: Un altro lato da considerare è quello del distinguersi e distaccarsi da tutti esagerando ed esasperando il modo di porsi. Tendenza a isolarsi, il make-up diventa una maschera. Si mette in risalto la propria identità in modo eccessivo attraverso colori, abbinamenti. Possiamo fare anche l'esempio del tattoo.
- Negazione di se: Persone che nell'omologazione tendono a distaccarsi, non si integrano. "Maschere bianche": senza carattere, prive di identità. Prendono parte al gruppo "fisicamente" ma senza parteciparvi.
- Auto affermazione: Piacere e piacersi è essenziale per piacere agli altri. Nell'integrazione si fanno cose comuni per essere accettati, nell'auto affermazione si vuole spiccare per affermarsi appunto nel gruppo. Antichità: contatto doretto; ora: con i media che amplificano qualunque cosa bisogna porsi nel modo adeguato e distinguersi.
- Gioco: Nel gioco non ci sono limiti. Nulla a che fare con i gruppi, l'essere accettati o no. Trucco nel vero senso della parola, "artificio" o "maschera". Giocare con il make-up permette qualsiasi evoluzione, nessun limite, massima espressione. Esempio: nel teatro nessuna donna attrice, ma uomini travestiti.
- Necessità: Il trucco in una situazione di lavoro va dall'utilizzo generale (di chi deve porsi in modo accettabile) a chi deve apparire attraverso i media. Come percepiamo? Attraverso l'occhio umano (che coglie meno difetti) oppure attraverso l'immagine fotografica (che grazie all'alta qualità cattura ogni dettaglio). Due cose ben differenti: sensibilità dell'occhio umano e quella della pellicola e dei sensori.
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